Pierluigi Diaco: “Vivo con Alessio da due anni” (ma non solo…)
È alla sua collega giornalista e scrittrice Candida Morvillo che Pierluigi Diaco consegna il suo “segreto”: “Vivo con Alessio da due anni”. La lunga e “semplice” (sì semplice, perché la vita di un ragazzo gay è più normale di quanto si possa pensare) intervista pubblicata sul Corriere della Sera, racconta la quotidianità e i sogni di un ragazzo come tanti: il desiderio di essere padre, il pensiero di regolare un cammino comune con il proprio partner, le serate con la chitarra e gli amici nel fine settimana, la condivisione felice degli spazi con il cane Ugo, la sveglia al mattino presto (prestissimo) per andare a lavorare, le scampagnate al mare, la passione per il cinema, i rimpianti che un figlio nutre per i genitori… e tanto altro ancora.
Pensandoci bene, però, parlando di Perluigi Diaco non è corretto usare il termine “normalità”: non dimentichiamoci che il ragazzo a 15 anni intervistava i politici sulle frequenze di Italia Radio, a 16 su Tmc conduceva un talk tv e da lì in poi è stato un crescendo. Per tutti è stato un “bambino” prodigio, anche se sono stati in molti quelli che non gli hanno di certo spianato la strada, anzi!
Il 2017 per Pierluigi è un periodo importante: i 25 anni di carriera festeggiati a febbraio rincorrono il traguardo dei 40 anni di vita (appena celebrati) e questi ultimi, a loro volta, anticipano l’annuncio – che in realtà non dovrebbe fare notizia perché l’amore è semplicemente normalità – della scelta di rendere pubblico il suo orientamento sessuale. L’intervista è molto bella poiché racchiude mille sfaccettature di Pierluigi e non si sofferma affatto, o non solo, sul suo coming out ma è un’istantanea privata che narra paure, debolezze, sogni, speranze e prese di coscienza di un uomo che, forse, non ha mai vissuto la spensieratezza dell’adolescenza perché impegnato ad essere già grande.
È la vita di una persona che non sa che cosa significa avere un padre e che ricerca nei racconti dei suoi cari, nelle fotografie e nei confronti schietti con l’amico Maurizio Costanzo, il senso e il peso di questa mancanza. È la testimonianza di un giovane che attraverso il suo lavoro ha imparato ad ascoltare le storie degli altri, che ha appreso come illuminare le sue zone d’ombra e che sa ringraziare e ricordare chi ha saputo insegnargli qualcosa. Il suo è un percorso, una storia, un mettersi a nudo (completamente)… un quadro generale che accarezza “l’intimo” ed entra sempre più in un privato fatto di ammissioni e di confessioni, come quando afferma: “Non credo nelle definizioni. La sessualità è un dettaglio della personalità, non una patente d’identità. Non mi sono mai chiesto se ero etero, bisessuale o che altro. Ho sempre condiviso serenamente le mie storie con amici e familiari. Non sono stato sereno, semmai, dentro relazioni in cui la sessualità non si univa al sentimento. Poi, quando le due cose coincidono, è un momento: lo senti, è l’amore”.
Ed è proprio l’amore che permette alla luce di entrare. Le fessure dei sogni si aprono un po’ di più… non si spalancano del tutto, ma lasciano filtrare parte dei progetti: già, perché Pierluigi non esclude un’unione civile con il suo compagno Alessio e “con una legislazione adeguata” adotterebbe anche un figlio.
C’è tanto, molto, nell’intervista e la cosa che ci fa infervorare è che diversi siti e giornali hanno riportato l’intervista soffermandosi solo ed esclusivamente sull’aspetto legato alla sua sfera sessuale. E tutto il resto? Un Paese dove ancora fa solo “notizia” l’essere gay può considerarsi civile? Forse sì, forse no, ma non è questo il punto. Quando impariamo a conoscere qualcuno andiamo oltre determinati aspetti? Abbiamo voglia di conoscerla? Nutriamo davvero il desiderio di sapere che cosa c’è oltre una sfumatura?
La differenza è questa.
In Italia abbiamo superato – lo diciamo con la consapevolezza che la mamma dei cretini è sempre incita – la condizione che associa il termine omosessuale a malato, ora stiamo percorrendo il tratto che trasforma il termine diverso a omosessuale; da omosessuale a persona la strada è ancora tutta in salita. Attenzione: qui il politicamente corretto non centra nulla, non facciamo confusione.
Per sottolineare ciò che intendiamo, vogliamo chiudere queste righe con alcune dichiarazioni di Pierluigi: “Io, il mercoledì pomeriggio, faccio da zio al figlio di un amico. Lo prendo all’asilo, lo porto al parco. Mi piace quello che pensano i bambini, mi piacciono i loro capricci, i loro sogni. Aveva ragione Gaber quando cantava “non insegnate ai bambini la vostra morale”. L’altro giorno, il bimbo voleva saltare da un albero all’altro, come le scimmie: Non riusciva. L’ho aiutato, ho fatto la scimmia anch’io. Mi ha regalato due ore di gioia. Quei momenti, come quelli passati al mare, sono l’altrove di cui non posso fare a meno”.
Salvatore Paglia