Una delle protagoniste della prima edizione di Miss Drag Queen Italia nel 2003, da sempre regina di cene con spettacolo e pièces teatrali
La Wanda Gastrica questo mese ci propone l’intervista a Barbie Bubu, noto personaggio delle notti torinesi.
Innanzitutto io sono sempre curiosa di scoprire l’origine del nome delle mie colleghe. Come nasce il tuo?
Il mio nome nasce da una festa di Carnevale alla quale mi ero presentato con sedici Barbie incastonate dentro a una parrucca. C’era anche Ken abbracciato a una luce. Il nome Bubu mi fu dato poi durante la scuola di teatro fisico di Philip Radice, nella costruzione del mio personaggio clownesco.
Che cosa ti ha spinto nel 2003 a prendere parte alla prima edizione di un concorso che fino ad allora non era mai esistito?
Mi sono ritrovato ad accompagnare due persone alle prime armi. Già che c’ero decisi di prendervi parte pure io, e la cosa più bella è stata mettermi in mostra davanti ad altre drag queen. è in quel momento che ho iniziato a capire fino a dove potesse spingersi un personaggio creato dalla pura fantasia.
Lavorare come drag queen in Piemonte è stato facile o ha comportato delle difficoltà?
Come lavoro faccio il meccanico. Mi sono fatto qualche problema inizialmente. Il bello è che a un certo punto mi sono accorto che parenti e colleghi di lavoro sapevano cosa facevo, e non solo non avevano battuto ciglio, ma erano già fans delle mie pagine social.
Sei famosa anche per le tue parrucche chilometriche e i tuoi abiti sempre pieni di sorprese e luci. Come nascono le tue creazioni?
L’obiettivo è di avere un abito unico, in modo da riuscire a far sorridere e interpretare anche in una semplice foto la persona che sono. è qualcosa che mi fa sentire tranquillo e che impedisce di giudicarmi come un uomo che usa abiti femminili per scopi sessuali.
Quale consiglio daresti alle tue colleghe emergenti?
Ammazzatevi… scusa, è stato un errore del T9! Scherzi a parte, è sempre più difficile far sorridere il pubblico se si pensa agli ultimi avvenimenti. Quindi il mio consiglio è: allenatevi bene a non essere volgari e banali per far ridere la gente perché io credo che una drag queen sia affine al mondo dei clown e del surreale, e non debba ispirarsi alla vicina di casa.
Barbie nel sociale. Sei sempre molto impegnata sotto diversi fronti, pensi che il metterci la faccia possa servire a veicolare meglio il messaggio?
Sono diventato mascotte di un gruppo di donne, le Dragonette, donne pronte a pagaiare nei fiumi per provare a sconfiggere il tumore. Nella mia vita privata ho affrontato e affronto tuttora questo forte dolore, e spero che il mio colore rosa alle loro feste e ricorrenze possa essere d’aiuto a farle sorridere. La soddisfazione che provo mi dà una energia che non ha paragoni in assoluto.
a cura di La Wanda Gastrica