Nella sua ambiziosa ricerca giovanile, nel tentativo, sempre incompiuto, di dare una risposta ai grandi temi della vita incontra un dipinto di Salvador Dalì “Giraffe in fiamme” che lo ispira e gli indica una strada, quella del surrealismo pittorico. Per Gambasin un quadro è come un libro, un quadro racconta una ricerca, racconta una riflessione, racconta una storia.
I suoi quadri hanno infatti bisogno di essere “letti”.
Il tema dominante dei suoi “quadri – racconto“ è senza dubbio la contrapposizione tra vita e sogno.
Nella pittura ad olio uso l’antica tecnica a velature:
- il sogno dipinto con velature leggere e trasparenti.
- la realtà dipinta con tonalità forti e scure su strutture geometriche rigide.
Nell’ultimo periodo si sta dedicando all’elaborazione fotografia (DigitalArt). Ha esposto con personali e collettive in varie città in Italia e all’estero. Ha partecipato a oltre 300 collettive e concorsi di pittura, con esposizioni a Venezia, Padova, Treviso, Milano, Asolo.
All’estero ha esposto a Banja Luka, Pocitelj Bosnia, Korcula, e altre realtà minori…
Ha il proprio atelier in una villa del 1700 sulle colline di Asolo, provincia di Treviso, Veneto, Italia.
PRIMA SERIE:
DEDICATA AL CERCHIO
La serie dedicata al cerchio è la prima realizzata da Gambasin dopo un lungo periodo di inattività.
In tutti i disegni che la compongono viene rappresentato “il cerchio” utilizzando il bianco e nero, per lo sfondo, e un singolo colore, diverso per ognuno di essi. Per capire e apprezzare queste opere non è possibile non fare almeno un breve riferimento ad alcuni dei molti significati filosofici e alla complessa simbologia che da sempre accompagna questa figura. Il cerchio, in moltissime culture, in particolar modo in quelle antiche, rappresenta lo stato della sostanza primordiale, uniforme e indifferenziata. Esso è privo di opposizioni, quali, ad esempio, alto/basso rimandando così ai concetti di uguaglianza e armonia. Simboleggia il cielo e con esso sia la dimensione della spiritualità, dell’esistente non tangibile, sia l’eterno ciclo della vita. Il cerchio ricopre un ruolo importante anche nel mondo della magia secondo cui i “cerchi magici” fungevano da protezione nei confronti di forze e presenze minacciose evocate. Nelle opere che compongono la serie il colore sembra irradiarsi dal cerchio tracciato come un’energia che ha origine da esso per poi espandersi. La dimensione spirituale vuole imporsi sulla materialità. Quest’ultima è esemplificata dallo sfondo, in bianco e nero, composto da un intrecciarsi di figure tra cui sono riconoscibili dei volti, alcuni assorti, altri tristi e malinconici.
Potrebbe essere la caduta nel reale a suscitare tali stati d’animo unita alla paura di non poter più assurgere a qualcosa di più elevato. Ma tutta questa tristezza e lo smarrimento, che divengono quasi palpabili, sembrano anche, in qualche modo, profetizzare il drammatico momento che il mondo, la cui globalità è rappresentata dal cerchio, si è trovato ad affrontare a causa della pandemia che su di esso si è abbattuta nei primi mesi del 2020. D’altra parte una delle caratteristiche dell’arte è proprio quella di essere in grado, nel momento della sua manifestazione, di anticipare ciò che verrà, di percepire qualcosa che ai sensi umani è precluso.
SECONDA SERIE:
INSERIMENTO DEL COLORE
In questa serie l’autore sperimenta l’uso e l’inserimento del colore in una nuova ottica.
La prima cosa che l’osservatore coglie guardando queste opere e ciò che maggiormente le caratterizza accomunandole è l’uso e la coesistenza del B/N e del colore che si amalgamano in maniera armonica e naturale. Ad uno sguardo più attento si può notare che la parte connotata dal B/N dei vari disegni presenta delle forti analogie. In ognuna di essi, infatti, è rappresentato un intreccio di figure. La maggior parte di esse non sono molto ben identificabili, ma nonostante questo si possono distinguere, piuttosto frequentemente, delle figure umane, dei volti. Ciò può suggerire che sono state pensate non già inserite in un contesto in cui compare anche il colore, ma preliminarmente. Rappresentano, insomma, il principio dell’opera stessa, la sua origine. L’indefinitezza di molte delle suddette forme e l’assenza stessa del colore permettono il gioco della fantasia, libera di interpretarla. In questo senso esse sono delle domande che, almeno in un primo momento, rimangono aperte dando modo al pensiero di spaziare.
Ad un certo punto, però, il colore viene inserito.
E’ facile notare che in ogni singola opera Gambasin utilizza un numero limitato di colori. Se il B/N rappresenta una domanda aperta, il colore potrebbe essere interpretato come un modo dell’autore di dare una risposta. In quest’ottica un colore omogeneo e compatto suggerisce una risposta decisa e definitiva, mentre le sfumature fanno pensare a una possibilità di interpretazione o discussione in merito. Le risposte rappresentate dalle parti colorate possono trovare il loro contenuto non soltanto nelle forme che ci appaiono ma anche nel significato che, tradizionalmente, è attribuito a ognuno dei colori e dalle relazioni, riconosciute dalla scienza ottica, che intercorrono tra essi.
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