Mi lego alle mie alunne e ai miei alunni. Li ricordo sempre ma spesso i loro volti svaniscono. Ne ho visto troppi per ricordarli tutti. Quello di Roberta (allora Roberto) non l'ho mai dimenticato. Nel 2004 frequentava la quinta dell'ITC in cui io ero docente di Italiano e Storia. Non era mai puntuale alle lezione, si presentava stanca e sonnolenta. Nel suo viso brillava qualche lustrino. Segno di una notte vissuta. Era facile immaginare quello che si nascondeva in quel giovane bellissimo dagli occhi penetranti e scaltri. Le mie colleghe ne erano innamorate. Non avevano capito proprio nulla della sua identità. Io, invece, avevo intuito tutto. Il suo sguardo malinconico mi diceva tanto ma non facevo mai domande, per non intromettermi nella sua vita privata. Del resto, Roberta, era sempre preparata, non aveva difficoltà nelle mie materie e scriveva con scioltezza in italiano. Primeggiava nella classe. Ricordo agli esami di Stato, la commissione di cui facevo parte, le diede 80/100. Un bell'esame, non certo così difficile come quelli che avrebbe dovuto affrontare nel suo percorso di vita. Se quell'esame ebbe buon esito, quest'ultimo è stato davvero eccellente. Quanto coraggio, quante sofferenza per diventare se stessa. Un percorso doloroso. Una via crucis, in cui le cadute sono state sanguinanti. Ma Roberta in questo percorso non è stata mai sola. Ha avuto il sostegno della sua famiglia. Genitori splendidi che non l'hanno mai colpevolizzata. Quei genitori che, a differenza di molti altri, hanno detto no alla malignità, alla cattiveria della gente, allo stigma sociale che ferisce. Hanno mostrato a Roberta tutto l'amore che solo un padre e una madre devono dare senza alcuna riserva. Roberta: un bellissimo ragazzo. Una donna autentica.
Roberta, quanto hai pagato alla società per essere te stessa?
Ho dovuto pagare un prezzo abbastanza consistente, non solo finanziario bensì “psicologico”. Ho rinunciato a poter avere, in un “altro futuro”, dei figli miei, e ho combattuto contro i pregiudizi della gente per trovare un posto discreto nella società. Combatto ancora oggi per difendermi dalla cattiveria umana. Questo è il prezzo che ho dovuto pagare e penso che continuerò a pagare.
Quali sono stati gli ostacoli più difficili da superare per il tuo cambiamento?
In primis l' ostacolo più grande è la paura. La paura che qualcosa vada storto durante l' intervento o dopo nella fase di degenza, ma anche tutte le altre difficoltà come visite mediche psicologiche, cure ormonali, tempi burocratici da rispettare, la costanza di un equilibrio psicologico da mantenere.
Chi ti è stato più vicino?
Decisamente la mia famiglia, i miei genitori assieme a qualche parente ed amico.
Quale è stato il motore, in senso metaforico, della tua metamorfosi?
Le cause del mio cambiamento, sono state parecchie: la prima il fatto di non sentirmi a mio agio con il mio stesso corpo, in secondo luogo il modo di pensare e agire diversamente da altri uomini. In seguito lo smisurato interesse per gli usi e costumi femminili ed infine la forte attrazione per il sesso maschile.
Che cosa consigli a chi vuole fare lo stesso tuo percorso?
Consiglio vivamente a chi volesse cambiare sesso di pensarci bene e più di una volta nel voler fare questo grande passo. Non è un capriccio e si deve essere sicuri di ciò che si vuole realmente, perché vi assicuro che non è per nulla una passeggiata, quindi si deve essere realmente forti e certi di voler superare tutti i dolori fisici e psicologici, poiché dopo non si potrà più tornare indietro.
So che stai scrivendo la tua storia?
Sì, è un mio progetto per raccontare a tutti il mio doloroso cammino e aiutare tanti che desiderano cambiare sesso. Il libro sarà anche un consiglio a tanti genitori: quello di stare sempre accanto ai loro figli.
di Riccardo Di Salvo